Trent’anni fa il primo romanzo di Ivo Scanner

Nel luglio 1993 usciva in libreria “La borsa di Togliatti” (Datanews), primo romanzo firmato Ivo Scanner, un thriller fantapolitico che contribuì alla nascita del movimento neonoir. Due anni dopo, nell’agosto 1995, il romanzo diventava “feuilleton” sul quotidiano “Liberazione”, con procedimento inverso al consueto (un tempo i “romanzi d’appendice” spesso apparivano prima a puntate e successivamente in libro). Finì anche l’anonimato di Ivo Scanner, perché “Il Messaggero” si affrettò a rivelare in quell’occasione il vero nome dell’autore.

Le 19 puntate del romanzo apparse su “Liberazione” erano illustrate da un giovane fumettista, Cristiano Spadoni, che in seguito diventerà uno dei disegnatori di “Julia” della Bonelli Editore.

In occasione del trentennale del romanzo, pubblico qui quelle illustrazioni accompagnate da un brevissimo riassunto della trama.

L’ex terrorista rosso Andrea Vesalio mentre vende fazzolettini a un semaforo è costretto con la forza a entrare in un’auto dei servizi funebri.
Vesalio viene portato di fronte al giudice Carvelli, il magistrato che aveva sgominato il suo gruppo. Carvelli dice di ammirare le abilità di Vesalio e gli propone un “lavoro”: recuperare la borsa persa da Palmiro Togliatti, segretario del Pci, nell’attentato che subì il 14 luglio 1948.
Per convincere Vesalio, il giudice Carvelli gli offre in cambio di fargli incontrare la sua amata compagna della clandestinità, Cecilia, scomparsa nel nulla.
All’alba del giorno dopo, Vesalio è prelevato da agenti armati e condotto nuovamente da Carvelli.
A Vesalio viene consegnata una scatola che contiene una pistola automatica ed è informato che dovrà incontrare un vecchio comunista spagnolo, Guillermo Gorina.
Vesalio parte per una clinica boema, fingendosi un paziente sofferente di sciatica.
Nella clinica è ricoverato Gorina che gli rivela di essere stato presente all’attentato a Togliatti e di aver preso la borsa per consegnarla ai sovietici. Per ritrovare la borsa, Vesalio deve recarsi a Mosca e incontrare Nicolaj Esbin, capo di un movimento nostalgico dell’Urss, ostile alle politiche postsovietiche.
Vesalio a Mosca è accolto da una strana donna, Aura Ciniselli, che deve metterlo in contatto con Esbin.
Come ai tempi della clandestinità, quando usava diverse identità, Vesalio in Russia usa un nome falso, Pietro Franchi.
In hotel, Vesalio è avvicinato da un sedicente giornalista cileno che sembra sapere molto sulla sua missione.
Le situazioni sospette continuano, quando Vesalio è accompagnato da Aura all’ippodromo di Mosca.
Vesalio passeggia da solo per la città, trovando a terra una rivista stropicciata dal titolo inquietante, “Morte erotica”.
Finalmente Vesalio incontra Esbin che lo porta con Aura nei sotterranei di Mosca.
In un luogo segreto sotto terra, Esbin mostra a Vesalio un sarcofago di vetro che contiene il cadavere mummificato di Stalin, nascostamente trafugato nel 1961.
Esbin vende la borsa di Togliatti a Vesalio, ma nel momento dello scambio scoppia una sparatoria.
Aperta la borsa, Vesalio trova i documenti che svelano un altro segreto: accanto alla mummia di Stalin, nei sotterranei di Mosca, è conservato anche il corpo di Hitler che alcuni ex nazisti guidati da un certo Lichtung vogliono recuperare per venderlo al miglior offerente.
Gli uomini di Esbin eliminano Aura, lasciandola congelare nuda nel freddo russo, accusata di aver sottratto il denaro di Vesalio per l’acquisto della borsa.
Con l’aiuto di un cecchino della mafia russa, Vesalio sfugge all’auto degli ex nazisti e può tornare in Italia.
Consegnata la borsa al giudice, Vesalio brinda al successo dell’operazione. Ma mentre una gocciolina di vodka gli cola sulla lingua si chiede se davvero Carvelli manterrà la promessa.